L'Italia Nel Medioevo by Ludovico Gatto

L'Italia Nel Medioevo by Ludovico Gatto

autore:Ludovico Gatto
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: Saggistica E Varia, Storia, Medievale, Italia, Europea in Generale
ISBN: 9788854148345
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2012-12-01T00:00:00+00:00


14. Umbria e Marche

Nelle fonti medievali è difficile reperire precise distinzioni fra le Marche e l’Umbria, simili per territorio e complementari l’una dell’altra: il mare Adriatico costituì una notevole valvola di sfogo per le province appenniniche, per il folignate e Gualdo, per Gubbio, il perugino, Fermo e il fabrianese, zone articolate tutte sulle stesse strade di snodo e praticamente, nonostante la diversa situazione politica, prive di effettiva soluzione di continuità. Per questo allora ci permetteremo di trattare congiuntamente le vicende che le contraddistinsero, unendo a quelle città anche Viterbo che, in comune con Orvieto e Perugia, ebbe pure la ventura di ospitare i pontefici romani. Per quanto più dappresso riguarda le Marche esse furono invase dai goti e soprattutto dai longobardi che ne acquistarono alcune parti. Le due Pentapoli di mare e di terra invece rimasero ai bizantini e quindi con l’Esarcato ravennate, quando Carlo Magno ne compromise l’integrità, esse passarono alla Chiesa cui rimasero legate con i territori circostanti. Con gli Ottoni (961) troviamo poi, per la prima volta, ivi menzionato il nome di Marca da «Mark» ovvero «confine». Dopo la Marca di Camerino sciolta dal ducato di Spoleto, con cui si dette in quei luoghi una delimitazione all’impero, troviamo la Marca fermana, termine del regno del sud che, fusa con la anconetana, fornì la prima menzione del nuovo nome. All’autorità dei vescovi saldamente ivi insediatisi si sostituì quella delle famiglie feudali e dei Comuni. Sostanzialmente malnota la vicenda comunale marchigiana è rimasta per il fatto che molte carte ad essa relative andarono disperse. Comunque si conoscono i rapporti di quei centri con Venezia e le attività di Fabriano, Matetica, Osimo, Jesi e Ancona che, rivale delta città dei dogi, tenne testa anche al Barbarossa. Dante amò ricordare la nobiltà marchigiana, in particolare i Montefeltro di Urbino. Anche la vita religiosa rifulse lì in abbazie, luoghi significativi del francescanesimo come Loreto, mentre la spiritualità ispirò centri monastici, pievi e parrocchie e i quartieri storici delle città. La più antica famiglia affermatasi fu la montefeltresca il cui dominio si estese sino a Urbino, Cagli e Fossombrone. I da Varano furono signori di Camerino. Dalla vicina Rimini i Malatesta s’inserirono sino a Pesaro, Osimo e oltre Ancona. Il papato però cercò di esercitare sempre il dominio derivatogli dalle donazioni e, a metà del ’300, con la legazione del cardinale Egidio Albornoz, compì uno sforzo per rivendicare la preminenza su quelle terre. Restano testimonianza di ciò le Constitutiones aegidianae approvate nel parlamento di Fano nel 1357. Di passaggio dominarono quasi l’intera Marca gli Sforza (1433-1444). Con la loro caduta poi varie Signorie tornarono alla Chiesa e nel 1463 anche Sigismondo Malatesta perse con Fano l’ultimo baluardo della sua famiglia.

Passando all’Umbria, diremo che essa fu centro della guerra greco-gotica (con la battaglia di Tagina presso Gualdo). Presto invasa dai longobardi, entrò per la maggior parte nel ducato di Spoleto con la cui storia si confuse quasi fino al XII secolo. Rimasero fuori Perugia e Terni, Narni e Amelia, prima in mani bizantine (sec. VII), poi con le donazioni di Liutprando, Pipino e Carlo Magno, assegnate al papa (774).



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